CULTURA

A lezione di matematica e democrazia

"Studiare matematica è stata a oggi la più grande avventura culturale della mia vita [...] La matematica mi ha rafforzato chiarendomi i concetti di verità, contesto e approssimazione che, a rifletterci, oltre a essere questioni matematiche, sono questioni democratiche". 

Chiara Valerio ha un dono: riesce a scrivere di matematica, riesce ad attivarne gli ingranaggi di relazione attraversando i territori di politica, religione, vita, riesce a saltare senza fatica dall'esperienza personale a quella collettiva, e riesce a fare tutto questo con incredibile naturalezza, come se ogni pensiero (anche il più complesso) le passasse per la testa in quel preciso istante, poco prima di battere i tasti del pc. Riesce a farlo scrivendo, regalando il piacere di una lettura illuminante e fluida, e lo fa quando parla (ascoltatela in radio, cercatela su Youtube oppure guardate il video, qui condiviso, con il suo intervento all'ultima edizione di Pordenonelegge). Così, riga dopo riga, offre ora al lettore un piccolo gioiello di scrittura, agile e al tempo stesso densa, un pamphlet che disseta come un bicchiere d'acqua fresca in piena estate e, insieme, nutre la mente, invitando alla spontanea riflessione.

L'essenza di questo talento è contenuta nel suo stesso percorso, esempio perfetto di incontro di saperi, matrimonio felice tra "le due culture", quella scientifica e quella umanistica, con buona pace di Sir Charles Percy Snow. Attualmente responsabile della narrativa italiana di Marsilio, è voce di Rai Radio3 e collaboratrice de L'Espresso e Vanity Fair. Questo oggi, ma in passato Valerio ha studiato e insegnato matematica e ha svolto un dottorato di ricerca in calcolo delle probabilità. La matematica è politica, recita il titolo del suo bel libro, pubblicato da Einaudi (nella collana Vele), ma dovremmo dire: la matematica è democrazia. "Vorrei confessare che non sono più in grado di risolvere un’equazione differenziale, di svolgere un integrale e credo avrei anche difficoltà con i problemi classici di geometria piana, ma vorrei chiarire che tutte queste cose, e altre più indicibili, sono state il mio pane per molti anni. E così, come il corpo degli atleti mantiene il ricordo di una disciplina esercitata giorno per giorno, anno dopo anno, il mio cervello conserva le impronte di calcoli, implicazioni e deduzioni [...] Non penso mai alle singole cose, ma a funzioni e relazioni, tutto mi arriva a grappoli".

Penso che studiare matematica educhi alla democrazia più di qualsiasi altra disciplina. Sia scientifica che umanistica La matematica è politica, Chiara Valerio

Chiara Valerio a Pordenonelegge

"A grappoli" si diceva, perché la matematica è una scienza di relazione, parola chiave insieme a verità e regole. "È una disciplina che non ammette principio di autorità giacché nessuno possiede la verità da solo, le verità sono asserzioni verificabili da chiunque, o se non da chiunque (alcune volte è difficile) almeno da un certo numero di persone. Inoltre, la matematica è un linguaggio, una grammatica. Per discutere di matematica bisogna accettarne le regole. Sicché uno studioso, ma anche uno studente di matematica, è abituato a operare in un mondo di regole comuni, per ridiscutere le quali non si può essere in uno, bisogna essere almeno in due". Come succede nella democrazia e come accade in amore. E, come tutti i processi creativi, democrazia e matematica (e amore) sono in continuo movimento.

Restando nell'ambito della relazione, la verità è dunque intesa come qualcosa di condiviso e, quindi, democratico. In questo senso la matematica ci insegna che le verità sono partecipate e proprio per questo non ammette l'autorità. "Tutti, anche se non siamo Pitagora, possiamo dimostrare il suo teorema - scrive Valerio - [...] Politicamente, un concetto di verità che sia assoluta, transeunte e collettiva sarebbe rasserenante in un clima politico avvelenato da false notizie, dichiarazioni mai verificate, affermazioni di singoli individui che dovrebbero essere cariche dello Stato. Per questo studiare matematica aiuta a essere cittadini migliori e a chiarire come la democrazia, con tutti i difetti, sia il miglior sistema di governo possibile e sia pure una forma, ribadisco, di rivoluzione".

Alcuni comportamenti deprecabili, da considerare offensivi per la Repubblica, come il non rispetto della Costituzione o l'incitamento all'odio razziale, possono essere corretti dallo studio della matematica, ovvero approcciando una disciplina che richiede il rispetto di alcune regole "non preesistenti all'umano, ma punti fissati dagli esseri umani per costruire un mondo che vada oltre singole e vaghe sensazioni". Regole comuni, capaci di gestire le relazioni tra gli individui, la loro convivenza. Non imposizioni autoritarie.

C'è una frase che l'autrice scrive nell'esposizione degli articoli della Costituzione, per giungere, da vera matematica, a una tesi: è un pensiero che mi sembra la sintesi perfetta di questo breve viaggio, un invito rivolto a tutti, lanciato dopo aver ben riflettuto sulla questione, e un buon punto di ripartenza: "Svolgiamo dunque l'esercizio della democrazia".

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