SCIENZA E RICERCA

La matematica non è un’opinione di genere

Nel 2014, la matematica Maryam Mirzakhani si aggiudicò la Medaglia Fields per i suoi straordinari risultati nel campo della geometria iperbolilca e della teoria ergodica. Mirzakhani, scomparsa nel 2017, è stata la prima (e finora l’unica) donna – e anche la prima persona di origine iraniana – a ottenere questa prestigiosa onorificenza che viene assegnata ogni 4 anni a partire dal 1936 e che è equiparabile a un premio Nobel nel campo della matematica.

Un articolo recentemente pubblicato su Nature parla della quasi totale mancanza di donne tra i vincitori dei premi più prestigiosi per la matematica che, oltre alla medaglia Fields, sono il Premio Abel (vinto da una sola donna, Karen Keskulla Uhlenbeck, nel 2019), lo Shaw prize (che conta anch’esso una sola vincitrice di sesso femminile, la francese Claire Voisin, nel 2017), il premio Wolf, il premio Crafoord e il Premio Breakthrough per la matematica (nessuno dei quali è stato vinto, finora, da una donna).

Lo scarso numero di matematiche che hanno ottenuto importanti riconoscimenti per il loro lavoro è rappresentativo delle numerose difficoltà che queste incontrano, rispetto ai loro colleghi di sesso maschile, man mano che avanzano nella carriera. Infatti, per quanto gli studenti e le studentesse che si laureano in matematica siano equamente distribuiti (secondo i dati diffusi da Almalaurea, in Italia sono per il 50,8% uomini e per il 49,2% donne alla triennale e per il 52,6% donne e per il 47,4% uomini alla magistrale), il divario aumenta man mano che si considera il proseguimento della carriera accademica non solo nel campo della matematica, bensì in tutte le discipline STEM (dove, nel nostro paese, solo il 21% dei professori ordinari è di sesso femminile).

“È ancora molto diffuso e radicato un inspiegabile atteggiamento poco collaborativo nei confronti della matematica fatta dalle donne”, riflette Elisabetta Strickland, professoressa di algebra all’università Tor Vergata di Roma, membro della Women in Mathematics Committee (WIM) della European Matematical Society e co-fondatrice dell’Osservatorio Interuniversitario di Genere. “Per fortuna, però, come è riportato nell’articolo di Nature, la situazione sta progressivamente migliorando, specialmente dopo il riconoscimento della Medaglia Fields a Mirzakhani. Negli ultimi anni c’è stato infatti molto impegno in questa direzione da parte della maggior parte dei comitati di premiazione e delle associazioni matematiche internazionali. L’International Mathematical Union (IMU) ha infatti istituito nel 2015 la Commissione per le donne nella matematica. L’attuale presidente, Marie-Françoise Roy, ha creato una task force composta da 150 ambasciatrici provenienti da tutto il mondo che hanno il compito di promuovere le eccellenze femminili e discutere del problema delle discriminazioni di genere nel mondo della matematica attraverso una serie di incontri virtuali.

Inoltre, l’attuale presidente dell’IMU Carlos Kenig è una persona molto sensibile alle questioni di genere e per compensare la scarsa presenza di donne nell’Executive Committee a capo dell’associazione ha istituito la figura della female observer: ogni anno viene nominata una donna che partecipa alle riunioni della Executive Committee (Strickland è stata female observer nel 2021, ndr.) e viene ascoltata e interpellata su ognuna delle questioni che vengono dibattute durante gli incontri”.

Infine, un’altra iniziativa di grande successo organizzata per valorizzare le eccellenze femminili nella matematica è May12, alla quale Strickland partecipa attivamente come coordinatrice insieme ad altre sette donne provenienti da diversi continenti. “Giunta quest’anno alla sua quarta edizione, l’iniziativa May12 si svolge con una serie di eventi organizzati in tutto il mondo e concentrati nel periodo attorno al 12 maggio, giorno di nascita di Maryam Mirzakhani”, racconta Strickland. “L’idea è stata proposta nel 2018 da parte della società iraniana delle donne nella matematica in occasione del World meeting of women in mathematics di Rio de Janeiro e ha ricevuto un’adesione entusiasta e compatta in tutto il mondo”.

Eppure, per quanto queste iniziative siano estremamente utili per sottolineare i talenti delle donne nella matematica, Strickland rimarca anche la necessità di aumentare la rappresentanza femminile tra i candidati ai premi più prestigiosi. “I prossimi vincitori della medaglia Fields saranno annunciati il 5 luglio di quest’anno e se tra loro ci sarà anche una donna, sarà un traguardo importante”, commenta la professoressa.

Si potrebbe ipotizzare che il motivo per cui le donne vincitrici di premi per la matematica siano così poche è perché capita raramente che la persona che meriti il riconoscimento sia di sesso femminile. Le cose, spiega Strickland, non stanno così. “Ci sono molte più donne in gamba di quel che non si dica, basti pensare che quest’anno al Congresso internazionale dei matematici ci saranno ben quattro donne italiane”, afferma la professoressa. “Sono i dati a dirci che esistono molte donne talentuose nel nostro paese, che vanta buonissime scuole di matematica e università, e non solo. Tra i laureati a pieni voti in matematica la metà sono donne, le quali spesso continuano i loro percorsi di studio ottenendo ottimi dottorati di ricerca. Dunque, non è certo per mancanza di talento che occupano solo il 20% delle posizioni apicali e ottengono raramente riconoscimenti prestigiosi in questo campo.

Uno di questi motivi è legato al fatto che la maggior parte delle volte, i membri delle commissioni che si occupano di assegnare i premi sono composti quasi solamente da uomini. Al contrario, ho potuto constatare, per esperienza, che i premi vengono assegnati più equamente quando le commissioni sono composte sia da uomini che da donne. Ad esempio, va ricordato che quando Mirzakhani ha vinto la Fields, l’IMU era presieduto da una donna: Ingrid Daubechies”.

“Nella storia della matematica, ma anche in quella della scienza in generale esistono molti casi in cui è stato negato il giusto riconoscimento alle scienziate che lo meritavano”, continua Strickland. “Nel 1974, ad esempio, il Nobel per la fisica è stato vinto da Antony Hewish, professore all’università di Cambridge, per la scoperta delle pulsar. In realtà, queste stelle sono state osservate per la prima volta da una sua allieva, la allora dottoranda Jocelyn Bell Burnell, che non venne neanche citata durante la premiazione. Burnell ha continuato la sua carriera in maniera onorevole, insegnando in molte università prestigiose, ma senza mai ottenere un giusto riconoscimento per la sua scoperta fino al 2018, quando le è stato assegnato il Premio Breakthrough per la fisica fondamentale del valore di 3 milioni di dollari”. E Burnell non è certo l’unica donna ad aver meritato un Nobel e a non averlo riconosciuto. Pensiamo ad esempio a Rosalind Franklin, che osservò per la prima volta la struttura a elica del DNA  e a Lise Meitner, che per prima fornì l’esatta interpretazione della fissione nucleare. “È quanto mai urgente attuare un cambio di mentalità (che in parte, per fortuna, è già in atto) che porti a considerare le donne per il loro reale valore”, ribadisce Strickland.

Ma non basta incoraggiare e valorizzare i talenti femminili. È altrettanto importante impegnarsi per abbandonare la convizione, ancora molto diffusa, che gli uomini siano più portati per le cosiddette “scienze dure” rispetto alle donne.

Che le donne siano meno capaci degli uomini sarà l’ultima cosa che sosterrò nella vita”, afferma Strickland, “soprattutto se penso che negli ultimi dieci anni della mia carriera i migliori studenti che ho avuto erano studentesse, le quali si dimostravano spesso molto più attente ai dettagli rispetto alla maggior parte dei loro colleghi ed erano estremamente pazienti quando si trattava di fare i calcoli. Gli stereotipi di genere secondo cui alcune materie scientifiche siano appannaggio soltanto degli uomini vanno abbattuti assolutamente.

Nel caso specifico della matematica, ciò che può fare la differenza è il modo in cui questa materia viene insegnata a scuola. È sempre importante far capire che la matematica non è un mostro. Nonostante la difficoltà, risolvere un’equazione non è per forza un tormento, ma può rivelarsi addirittura divertente. Molto spesso, quindi, mostrare il lato ludico della matematica è il modo migliore per avvicinare tutti gli studenti e le studentesse allo studio di questa materia, senza discriminazioni di genere”.

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