UNIVERSITÀ E SCUOLA

Museo diffuso Unipd. Osservare e misurare il corpo umano, sano e malato

La serie che ci sta portando a visitare le 12 postazioni del Museo diffuso di Scienza e tecnica dell'università di Padova fa oggi tappa al dipartimento di Scienze biomediche che ha raccolto l’eredità di tre antiche strutture dell'ateneo patavino, nate tra l'800 e l'inizio del '900: l’istituto di Fisiologia umana, l’istituto di Patologia generale e quello di Chimica biologica. Queste discipline costituiscono, insieme all'Anatomia, le fondamenta del sapere medico e si basano sull'osservazione macroscopica e microscopica, e sulla misura delle funzioni e dei processi chimici dei vari organi e sistemi dell'organismo umano, sano e malato.

"Le caratteristiche fondamentali di queste materie sono rimaste sostanzialmente inalterate nel senso che noi fisiologi continuiamo a misurare quantitativamente i meccanismi e le funzioni dell’organismo sano, i colleghi di patologia generale continuano a osservare e misurare le alterazioni microscopiche e funzionali degli organismi soggetti a malattia, i colleghi di biochimica misurano e analizzano le alterazioni chimiche del nostro organismo", spiega il professor Aram Megighian, responsabile scientifico del Museo diffuso del dipartimento di Scienze biomediche, prima di illustrare nel dettaglio la collezione esposta.

Il professor Aram Megighian, responsabile scientifico della collezione del Museo diffuso del dipartimento di Scienze biomediche illustra l'esposizione. Servizio, riprese e montaggio di Barbara Paknazar

"L’anatomia è lo studio della struttura del nostro organismo, la fisiologia è lo studio delle sue funzioni, mentre la patologia generale è lo studio delle disfunzioni del nostro organismo, quindi della malattia e delle alterazioni sia strutturali che funzionali che la malattia determina. La chimica biologica è una gemmazione della fisiologia ed è lo studio dei processi chimici del nostro organismo", introduce il professor Megighian.

Osservazione e misurazione restano alla base delle attività tuttora condotte nel dipartimento di Scienze biomediche. L'osservazione consente di individuare in modo dettagliato le strutture del nostro organismo e le alterazioni che determinano i processi patologici. L'introduzione del microscopio, che conobbe un grande impulso soprattutto nella seconda metà dell'800, consentì di compiere importanti passi avanti. "La figura fondamentale fu Rudolf Virchow, anatomopatologo tedesco che analizzò e osservò i tessuti alterati dalla malattia", osserva Megighian. In esposizione è possibile vedere un esemplare di microscopio ottico Reichert Wien con vetrini risalente agli inizi del '900.

Per quanto riguarda invece la misura "si basa sul concetto di Santorio che definiva la malattia come un qualcosa che si distanzia da ciò che è sano. E quindi bisogna misurare la distanza rispetto al sano, la latitudo sanitatis", spiega il responsabile scientifico della collezione del dipartimento di Scienze biomediche dell'università di Padova. In mostra è presente un chimografo di Ludwig che veniva utilizzato tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900. "Un pennino si muoveva verticalmente e grattava una carta affumicata posizionata su un cilindro dello strumento: il movimento del pennino permetteva di ottenere dei tracciati che venivano poi misurati". 

"Da questi apparecchi e microscopi si è passati a microscopi molto sofisticati guidati dai computer, che si basano sulla luce laser, sulla sollecitazione di molecole particolari che vengono utilizzate per analizzare in profondità le strutture cellulari e subcellulari dei tessuti.

Tra gli apparecchi di misurazione più sofisticati abbiamo in esposizione un esempio antico di oscilloscopio che risale agli anni ’50-’60 e che ha permesso le prime osservazioni della funzione nervosa. I fenomeni bioelettrici del sistema nervoso centrale e periferico richiedono dei metodi di misura molto precisi e veloci che il chimografo usato in precedenza non erano in grado di garantire. L’avvento dell’oscilloscopio che è avvenuto poco prima della seconda guerra mondiale ha permesso ai fisiologi inglesi, dove c’era una scuola molto avanzata già agli inizi del ‘900, di usufruire di queste nuove tecnologie e diventare maestri nell’analisi della funzione del sistema nervoso centrale", prosegue il professor Aram Megighian.

"Ai giorni nostri dall’oscilloscopio si è passati ai computer, alle interfacce analogico-digitali e a sistemi di misurazione ancora più complessi di cui sarà un esempio la risonanza magnetica funzionale che verrà acquistata come grande struttura e verrà utilizzata dai colleghi di neuroscienze per l’analisi della funzione del sistema nervoso centrale nelle persone sane e nelle persone malate", conclude il docente.

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