SOCIETÀ

Il Nobel per la pace a Bialiatski, Memorial e Center for Civil Liberties

Si sa: a seguire i pronostici della vigilia, spesso non si azzecca il risultato finale. Così è stato per l’atteso premio Nobel per la pace. Circolavano insistenti le voci che a poterlo vincere sarebbero potuti essere il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, il dissidente russo Alexey Navalny o l’oppositrice bielorussa Svetlana Tikhanovskaya. Forti, nel chiamare questi nomi, erano le influenze del quadro politico (bellico, più che politico) internazionale con l’aggressione russa e la guerra in Ucraina.

In realtà, il Nobel Peace Prize non è andato comunque lontano, seguendo da vicino il percorso di instabilità, politica, democratica e militare che sta attraversando la cerniera dell’Europa dell’Est. A vincerlo sono stati in 3, una persona e due organizzazioni: Ales Bialiatski, Memorial e il Center for Civil Liberties.

Bialiatski è un attivista politico bielorusso, considerato tra gli iniziatori del movimento democratico emerso in Bielorussia a cavallo degli anni Ottanta del secolo scorso. Tuttora detenuto in carcere, in Bielorussia, “ha dedicato – si può leggere nel comunicato ufficiale – la sua vita alla promozione della democrazia e dello sviluppo pacifico del suo Paese”, mentre le autorità governative “hanno cercato di metterlo a tacere ripetutamente”. Esito scontato, purtroppo, vista la situazione dei diritti e della democrazia in Bielorussia: esempio di una presidenza-regime con il suo attuale presidente, Alexander Lukashenko, legato a doppio filo con lo “zar” di Russia, Vladimir Putin e solito a reprimere le proteste nel sangue e con arresti di massa. Bialiatski, nel 1996, fondò l’organizzazione Viasna. Fu la risposta alle riforme costituzionali che diedero al presidente bielorusso poteri dittatoriali e generarono ondate diffuse di proteste. L’organizzazione ha fornito aiuto alle famiglie delle persone incarcerate a seguito delle manifestazioni per poi evolvere in una più grande rete di supporto ai diritti umani. Ha così documentato i casi di torture e di violazione dei diritti perpetrate dal governo ai prigionieri politici. Detenuto ancora adesso senza un regolare processo, Bialiatski era stato arrestato una prima volta dal 2011 al 2014, per poi finire in carcere nuovamente dopo le proteste del 2020.

Memorial è un’organizzazione per i diritti umani nata nel 1987 ancora all’epoca dell’Unione Sovietica. Il suo scopo era quello di garantire alle vittime del regime comunista di non essere dimenticate. Hanno fatto parte di Memorial le premio Nobel Svetlana Gannushkina e Andrei Sakharov. “Memorial – si legge nel comunicato – si batteva per ricordare come il confronto con i crimini del passato sia essenziale per prevenire quelli futuri”.

Dopo il collasso dell’Unione Sovietica, Memorial è cresciuta fino a diventare la più grande organizzazione per i diritti umani in Russia, certificando sistematicamente non solo le vittime del periodo sovietico, ma anche le nuove vittime dell’oppressione politica e delle violazioni dei diritti. Nel 2009, la responsabile di Memorial per la Cecenia, Natalia Estemirova, venne uccisa per il suo lavoro. Infine, l’epilogo recente: l’organizzazione è stata chiusa dal governo russo nel 2021 e il suo centro di documentazione pure.

Il Center for Civil Liberties è stato fondato a Kiev nel 2007 con lo scopo di migliorare la situazione dei diritti umani in Ucraina e far diventare il Paese un vero e proprio modello di democrazia. Tra le sue battaglie, quella di spingere l’Ucraina ad affiliarsi alla Corte penale internazionale delll’Aia.

L’organizzazione è, dall’inizio dell’invasione russa, in prima fila per identificare e documentare i casi di crimini di guerra contro la popolazione civile ucraina.

Democrazia. Diritti umani e coesistenza felice tra vicini di Paese. Il premio Nobel di quest’anno cerca di unire Bielorussia, Russia e Ucraina dove, al momento, ci sono solo violenze, divisioni e guerra: “Attraverso i loro sforzi a favore della legge, dei valori di convivenza e contro la guerra, i vincitori di quest’anno – si conclude nel comunicato di conferimento del Nobel – hanno ricordato e onorato la visione di pace e di fraternità tra popoli caro alla visione di Alfred Nobel”. Una visione decisamente molto richiesta anche nel mondo di oggi.

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