SOCIETÀ

I PFAS nel sangue dei politici europei (e probabilmente anche nel nostro)

Un’analisi del sangue come elemento di prova e come strumento di. Lo European environmental bureau, un’organizzazione su base europea che riunisce oltre 180 organizzazioni ambientaliste della società civile di 40 paesi diversi, pubblica oggi assieme a ChemSec, think tank di scienziati, imprenditori e esperti di policy che promuove iniziative per limitare i danni associati alla diffusione di diversi inquinanti chimici, i risultati di una iniziativa originale e destinata ad avere un certo risalto. Tre vicepresidenti della Commissione europea, il Commissario per l’ambiente, il direttore dell’Agenzia europea per l’ambiente e sei europarlamentari di diversi paesi sono stati testati per la presenza di 13 diversi tipi di PFAS nel loro sangue.

Cinque di loro sono risultati positivi.

 I PFAS sono una famiglia di sostanze chimiche (sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate) che da un po’ sono sotto l’occhio dei legislatori e al centro di diverse inchieste giornalistiche e scientifiche. Nel sangue di queste persone sono stati rilevati almeno sette diversi tipi di PFAS su 13 per i quali sono stati testati. Nello specifico sono stati individuati PFOA, PFNA, PFDA, PFUnDA, PFHxS, PFHpS e PFOS in un quantitativo che oscilla dai 3,24 ai 24,66 µg/L, al di sopra della soglia di sicurezza, attualmente considerata 2 µg/L. Per gli altri sei PFAS la rilevazione è stata sottosoglia o del tutto assente.

L’iniziativa di EEB e ChemSec nasce dall’idea di coinvolgere in prima persona i leader europei per sensibilizzarli al problema della contaminazione permanente da PFAS su tutto il territorio europeo. A febbraio 2023, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha pubblicato una proposta di divieto di tutti i PFAS. Ma chiaramente il dibattito a livello europeo è molto acceso, perché diverse industrie non concordano con le analisi di pericolosità o, più banalmente, non desiderano veder messa al bando un’intera categoria di prodotti (parliamo di circa 10mila diverse sostanze che rientrano nella categoria PFAS) che oggi entrano in moltissime filiere, dalla produzione di padelle antiaderenti ai giubbotti da pioggia alle tute antincendio in dotazione ai vigili del fuoco, per fare solo due esempi.

Ma entrano anche in molti contenitori e utensili per la cucina e per gli alimenti e in tantissimi altri prodotti che utilizziamo tutti i giorni.

Perché li rendono resistenti alle alte temperature, repellenti per grassi e sporco e impermeabili. Ed è questa la loro caratteristica, sono prodotti che non si degradano, che rimangono per sempre. Nell’ambiente e, come stanno iniziando a dimostrare anche diverse ricerche e analisi, anche nei nostri corpi. Se non abbiamo, al momento, un’unica tipologia di patologia associata ai PFAS, diverse ricerche li vedono correlati a una gamma di malattie, da diversi tumori a danni al fegato, alla milza, a effetti negativi sulla fertilità, effetti neurotossici, malattie della tiroide e altre problematiche di salute. Il 1 dicembre scorso lo IARC, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha pubblicato un aggiornamento della sua valutazione di due tra i PFAS più comuni: il PFOA (acido perfluoroottanoico) che è ora classificato come carcinogenico per gli esseri umani e dunque parte del gruppo 1 e il PFOS (acido perfluoroottansulfonico) ora classificato come potenzialmente carcinogenico, nel gruppo 2B.

Già nel 2020, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha adottato un parere sul rischio per la salute umana legato alla presenza di PFAS negli alimenti. L'Autorità ha concluso che PFOS, PFOA, PFNA e PFHxS possono causare effetti sullo sviluppo e possono avere effetti negativi sul colesterolo sierico, sul fegato, sul sistema immunitario e sul peso alla nascita. Cinque tra i PFAS analizzati (PFOA, PFNA, PFDA, PFUnDA e PFHxS) sono inclusi nell'elenco delle sostanze estremamente problematiche ai sensi del regolamento REACH, a causa delle loro proprietà di resistenza e permanenza ambientale, e di bioaccumulo. Le conoscenze sugli impatti sulla salute dei livelli ematici di PFAS sono invece ancora in fase di sviluppo. Attualmente non è possibile stabilire livelli di esposizione al di sotto dei quali la sicurezza possa essere garantita con sufficiente certezza, né determinare a livello individuale se i PFAS avranno un impatto sulla salute oggi o in futuro. E inoltre, in termini di salute, non è sufficiente ragionare sull’esposizione al singolo contaminante, ma diventa sempre più importante, a livello scientifico, la valutazione combinata degli inquinanti, perché gli effetti sulla salute dipendono anche da come i diversi inquinanti interagiscono tra loro e con il corpo umano. Nell'ambito del programma europeo di biomonitoraggio umano, HBM4EU, e sulla base dei valori guida dell’EFSA, gli scienziati hanno sviluppato una soglia di 6,9 µg/L per l'esposizione combinata, e dunque alla sommatoria, di (PFOA + PFNA + PFHxS + PFOS) che si traduce in una assunzione settimanale tollerabile di 4,4 ng/kg (2020).

Lo scorso anno, il Forever Pollution Project, inchiesta cross-border coordinata da Le Monde che ha visto il coinvolgimento di 18 testate di diversi paesi europei, ha pubblicato una mappa dettagliata dei siti contaminati da PFAS in Europa. È la prima mappa comprensiva ed è uno strumento utile perfino per i ricercatori che fino a quel momento non ne hanno mai avuta a disposizione una simile. Si parla di 17mila siti contaminati e di altri 20mila circa la cui contaminazione risulta probabile ma non completamente accertata. Per compilare la mappa i giornalisti hanno lavorato costruendo un database a partire dai dati sparsi in decine di pubblicazioni scientifiche e report ufficiali e facendo accesso agli atti presso numerosi enti di ricerca e istituzioni europee. La metodologia di riferimento adottata nell’inchiesta, che in Italia ha visto la partecipazione del magazine Radar e della rivista Le Scienze, è stata mutuata da quanto già utilizzato in inchieste analoghe negli Stati Uniti e convalidata con il supporto di un board di scienziati.

Ora i risultati di questa iniziativa dell’EEB e ChemSec vuole esortare i parlamentari europei ad attivarsi per sbloccare la riforma della politica sulle sostanze chimiche e in particolare a sostenere un divieto globale dei PFAS. Tra le persone che si sono sottoposte all’analisi ci sono: Frans Timmermans, ex primo vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il Green Deal europeo (Paesi Bassi); Margrethe Vestager, vicepresidente esecutivo della Commissione europea per l'Europa digitale (Danimarca); Dubravka Šuica, vicepresidente della Commissione europea per la democrazia e la demografia (Croazia); Virginijus Sinkevičius, Commissario europeo per l'Ambiente, gli Oceani e la Pesca (Lituania) e Leena Ylä-Mononen, direttore esecutivo dell'Agenzia europea dell'ambiente (Finlandia).

È chiaro che i livelli di esposizione rilevati sui politici non sono diversi da quelli della media degli europei. Si tratta quindi di un chiaro problema di salute pubblica. Ed è per questo che EEB e ChemSec chiedono alla Commissione europea di mantenere la promessa, formulata nella Strategia sulle sostanze chimiche per la sostenibilità, di "proteggere meglio i cittadini e l'ambiente" evitando un'ulteriore esposizione a qualsiasi composto PFAS e dando priorità alla regolamentazione a livello di gruppo di sostanze.

La commissaria Margrethe Vestager, quando ha ricevuto i risultati, ha commentato: "A giugno ho fatto un esame del sangue per verificare l'eventuale presenza di sostanze chimiche tossiche nel mio sangue. Qualche settimana dopo ho ricevuto i risultati. Nel mio sangue sono stati trovati 7 dei 13 PFAS analizzati. I PFAS (o "sostanze chimiche per sempre") si trovano nell'acqua, nelle confezioni degli alimenti, nelle creme per il viso... Praticamente intorno a noi. [...] L'Europa è all'avanguardia, limitando il loro uso e investendo denaro nella ricerca e nelle soluzioni per sostituirli. Ho partecipato a questo test perché volevo contribuire a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo semplice fatto: ci vorrà ancora del tempo prima che i PFAS vengano completamente sostituiti, ma è la strada giusta da percorrere".

Alle parole di Vestager si aggiungono quelle di Frans Timmermans, ex vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il Green Deal europeo, che ha dichiarato: "Le sostanze chimiche tossiche per sempre sono ovunque. Invadono il nostro ambiente, le verdure coltivate in casa, il pesce e il nostro corpo, dove persistono per sempre. I nostri cittadini devono essere protetti da questo. Dobbiamo fermare tutte le emissioni di questa spazzatura legalizzata. Chiediamo all'Europa di vietare completamente l'uso di queste sostanze chimiche”.

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