“Una delle forze dello scienziato è di dire ‘non lo so’… Il Paese è pieno di persone che rispondono alle domande in base a un’opinione, ma non va sempre bene”. È un Piero Angela in piena forma – 90 anni portati con lucidità e verve – quello intervenuto ieri a Palazzo Bo per presentare ai giornalisti il Cicap Fest 2019. E che tiene molto alla sua creatura: quel Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (Cicap) che proprio quest’anno compie trent’anni: “È nato così: una volta con qualche amico in un ristorante ci siamo chiesti cosa potevamo fare per un’informazione più corretta. Oggi si tratta di un gruppo che non si limita a fare divulgazione, ma che nel tempo ha formato tanti veri e propri investigatori che usano il metodo scientifico”.
Proprio il Cicap è stato il precursore per l’Italia di un tema di grande attualità come quello della battaglia contro le fake news: “Un tempo era il mondo del paranormale la culla delle grandi bufale – dice durante l’incontro Massimo Polidoro, segretario nazionale e direttore generale del Cicap –, oggi invece il pericolo viene soprattutto dalle pseudoscienze, dove è molto più difficile intervenire. Il finto scienziato che promette una cura miracolosa, ma in realtà inutile (pensiamo a casi come Stamina o Di Bella) è ancora più dannoso e meno facile da smascherare”.
Eppure, secondo Angela, la sfida per un’informazione corretta su scienza e medicina non è persa in partenza: “All’epoca in cui cominciammo a occuparcene in tv in Italia c’erano parecchi circoli di parapsicologia, ma tanta gente dopo aver visto i nostri programmi li abbandonò: li chiamavano ‘pierangelisti’. Far cambiare idea a una persona è difficilissimo, ma si può fare e ho avuto anche tante soddisfazioni in questo cambio; certo ci vogliono preparazione, calma e creatività”. Una questione oggi resa ancora più insidiosa dall’uso spregiudicato di internet e dei social: “Uno dei problemi del web è che la sua unica risorsa è la pubblicità, e quella si ottiene solo in base ai click – prosegue Angela –: per questo i siti sono sempre portati a ‘spararle’, un vero e proprio meccanismo perverso”.
Il decano dei giornalisti scientifici e dei divulgatori italiani (è entrato in Rai nel 1952) non si è negato poi alle domande su altri temi. Un giorno colonizzeremo altri pianeti? “Al momento ci vorrebbero decine di migliaia di anni; decisamente più facile costruire pianeti artificiali, sorta di grandi astronavi che potrebbero contenere decine di migliaia, forse milioni di persone: così mi disse un giorno Asimov. In definitiva però è questo il pianeta dove siamo nati: potremmo tenerlo benissimo con tutte le tecnologie che abbiamo oggi, invece non lo facciamo”. Per questo il movimento nato da Greta Thurnberg contiene anche elementi di verità: “Greta è il simbolo di una rivolta giovanile contro la situazione attuale. Disponiamo di una tecnologia che può servire a costruire ma anche a distruggere; il problema è culturale: abbiamo una mentalità che non è più in grado di leggere il suo tempo”.
Le ultime parole sono appello per una scuola e soprattutto un’informazione che siano veicolo di conoscenza piuttosto che di confusione: “Ho sempre cercato di fare bene questo lavoro perché l’ho visto come una responsabilità: ho in mano una telecamera, non posso giocarci per avere successo. La razionalità, come la democrazia, è stata una conquista molto difficile ed esiste da poco, ed è molto fragile. Parlare correttamente di scienza è un’operazione difficile ma possibile: sono convinto che il mondo dell’informazione abbia questo grande ruolo nobile”.