L’aria italiana è sempre più irrespirabile. È questo ciò che emerge dal rapporto annuale di Legambiente sulla qualità dell’aria. I dati di Mal’aria dicono che nel 2019 54 capoluoghi di provincia hanno superato il limite previsto per le polveri sottili (PM10) o per l’ozono (O3). I limiti sarebbero di 35 sforamenti all’anno per il PM10 e di 25 per l’ozono: Torino ha sforato il limite massimo di PM10 per 86 giorni, 61 per l’ozono, Lodi 55 per il PM10 e 80 per l’ozono, Pavia ha avuto 65 superamenti per entrambi gli inquinanti.
Emergenza #smog sempre più cronica nelle #città italiane. Dall’inizio dell’anno Frosinone, Milano, Padova, Torino e Treviso hanno già registrato 18 sforamenti per il di #PM10. Ecco i nuovi dati del report #Mal_Aria
— Legambiente Onlus (@Legambiente) January 23, 2020
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Una statistica impietosa, che peggiora ulteriormente prendendo a riferimento il periodo che va dal 2010 al 2019. Il 28% delle città monitorate da Legambiente nello scorso decennio ha superato i limiti giornalieri di PM10 tutti gli anni.
Il 2020 infine, non è iniziato nel migliore dei modi. Nelle prime tre settimane del nuovo anno Frosinone e Milano hanno superato i limiti per il PM10 durante 19 giorni, mentre Padova, Torino e Treviso sono i centri urbani che hanno superato per 18 giorni i limiti.
“L’ormai cronica emergenza smog – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – va affrontata in maniera efficace. Le deboli e sporadiche misure anti-smog, come il blocco del traffico adottato nei giorni scorsi a Roma e in diverse città d’Italia, sono solo interventi palliativi che permettono di contenere temporaneamente i danni sanitari, ma non producono effetti duraturi se non all’interno di interventi strutturali. È urgente mettere in campo politiche e azioni efficaci ed integrate a livello nazionale che riguardino tutte le fonti inquinanti, programmando interventi sia sulla mobilità urbana sempre più pubblica, condivisa, a zero emissioni e multi-modale, che sul riscaldamento domestico, la produzione di elettricità e quella industriale e l’agricoltura. Solo così si potrà aggredire davvero l’inquinamento atmosferico e affrontare in maniera concreta il tema della sfida climatica”.