CULTURA

Rilancio dei cinema: più qualità e alleanze con lo streaming

La prima grande indagine statistica sul rapporto tra gli italiani e il cinema, diffusa durante l’ultima Mostra di Venezia, ha avuto meno risonanza di quanto meriterebbe. La crisi drammatica delle sale cinematografiche ha indotto il Ministero della Cultura a chiedere a SWG un’analisi sul perché le nostre sale siano così in sofferenza e che cosa vorrebbero, e non trovano, i potenziali frequentatori, vista l’affermazione crescente delle tante modalità di visione casalinga di film e serie tv. Lo studio (sono state interpellate oltre 12mila persone dai 14 anni in su), anche se non privo di imprecisioni e contraddizioni, fornisce notizie di grande utilità per un possibile rilancio del cinema in sala. Sintetizzando all’estremo: non è così vero che lo streaming sta uccidendo il grande schermo, o perlomeno non sembra l’unico fattore. Così come non è vero che sono soprattutto giovani e giovanissimi a disertare le sale.

Il dato shock da cui partire è il 61% di italiani che, nel primo semestre di quest’anno, non ha messo piede in un cinema. La media della popolazione che nel 2019 non frequentava per nulla le sale era del 40%. Malgrado la fase acuta del covid sembri (si spera) conclusa, gli spettatori per ora non tornano. Anche gli utenti saltuari, quelli che vanno in sala una volta al mese o meno, sono precipitati dal 55 al 36 per cento, mentre gli assidui sono calati dal 5 al 3%. Chi sono coloro che rifiutano del tutto le sale, e perché lo fanno? A differenza di quanto si potrebbe immaginare, sono in prevalenza persone di mezza età e anziane, con livello di istruzione medio-basso, che non usano piattaforme streaming ma prediligono i programmi tv. I più giovani e scolarizzati, invece, tendono a mantenere un rapporto con le sale pur fruendo di streaming e servizi on demand.

Quali le ragioni dell’abbandono dei cinema? Qui incidono soprattutto i timori sanitari (47%), espressi in larga misura dalla popolazione over 60, e le restrizioni come le mascherine, sofferte soprattutto dai giovanissimi (20%); forte anche il nesso con la perdita dell’abitudine (20%) e il costo eccessivo (17%). Seguono la mancanza di film interessanti, la maggiore pigrizia, la fatica a trovare sale aperte nelle vicinanze e, soltanto per il 14%, l’ampliamento dell’offerta streaming. Anche in questo caso, la diserzione sembra causata soprattutto da ragioni sanitarie (per gli anziani) e legate alla scarsità o al costo dell’offerta cinematografica in sala, più che alla concorrenza dello streaming. Un’ipotesi confermata da ulteriori dati: rispetto alla media generale di quanti non vanno mai al cinema (61%), il dato si abbatte al 38% se si guarda a coloro che usano con regolarità piattaforme; al contrario, se si selezionano solo coloro che non usano mai piattaforme, non va mai al cinema il 78% degli interpellati, e addirittura l’84% di chi non vede mai film in tv. È vero anche il contrario: su una media generale del 39% di italiani che vanno in sala almeno una volta al mese, il dato crolla al 22% tra chi non usa piattaforme e al 16% di chi non guarda la tv; mentre esplode al 62% tra chi usa regolarmente piattaforme. Sembrerebbe, quindi, che i pubblici di piattaforme, tv e sale non siano alternativi, ma in buona parte coincidano; di qui la necessità di trovare i migliori meccanismi per creare sinergie, piuttosto che dichiarare guerra allo streaming.

Un altro aspetto di cui si parla molto, l’eclissi dei film rispetto alle serie o ad altri audiovisivi, per il momento pare smentito. La frequenza di visione dei film è ancora superiore a quella delle serie, sia tra gli utenti abituali (65 contro 59%) che tra i saltuari (29 contro 27%). Seguono, molto staccati, i video sul web realizzati da utenti e video sul web professionali. Evidente è invece il salto generazionale: i film sono nettamente preferiti soprattutto dagli anziani, mentre giovani e giovanissimi (14-27 anni) scelgono le serie e miniserie o i video realizzati dagli utenti web.

Poche le sorprese sui generi di film favoriti: per i giovani prevalgono fantasy, fantascienza, avventura, thriller, horror, mentre le fasce dalla mezza età in su prediligono commedie, film sentimentali, gialli o noir, storici e drammatici. Più stimolanti sono i dati sugli elementi dei film che guidano la scelta: nell’ordine la trama, il genere e gli attori (criteri condivisi da giovani e anziani), il regista (che interessa soprattutto alla mezza età, ma molto meno dei fattori precedenti) e gli effetti speciali (largamente prevalenti tra i giovanissimi). Tra gli elementi esterni che trainano la scelta prevale il trailer (fasce 18-57 anni), poi il passaparola, le recensioni dei critici e i premi, i suggerimenti delle piattaforme (per la fascia 14-27) e, solo per gli under 18, le recensioni degli influencer.

Interessanti anche i dati sul perché, trovandosi di fronte alla scelta, si opta per il film in sala oppure a casa. Gli amanti del grande schermo lo sono per il maggiore coinvolgimento nella visione (soprattutto persone di mezza età), mentre chi decide per il divano lo fa per la maggior comodità e sicurezza sanitaria (soprattutto over 60) e, in misura inferiore, per il desiderio di non essere vincolati a orari precisi, perché si spende di meno e, motivazioni prevalenti per i giovani, per la possibilità di mangiare, bere, fumare, fare pause e rivedere alcune sequenze. Qui si rivela un aspetto importante dell’atteggiamento giovanile davanti allo schermo: in generale, la visione continuativa, concentrata, esclusiva non è gradita; si preferisce una visione frammentata, con frequenti opportunità di pause, distrazioni, replay. Sono caratteri tipici di generazioni che sono state formate alla visione molto più alla tv e al computer o al tablet piuttosto che in sala.

Importante è anche il tema delle “windows”, l’intervallo di tempo tra l’uscita di un film in sala e la sua disponibilità su piattaforme e canali tv. Su 100 intervistati, il 47% opta in ogni caso per la visione a casa, il 19 sceglie comunque la sala, ma c’è un 13% della popolazione che uscirebbe per andare al cinema soltanto nel caso in cui la sala godesse di un’esclusiva di 3-4 mesi prima della disponibilità in streaming (il 21% invece non si esprime). Va ricordato che da noi, a differenza che in altri paesi, la “finestra” di esclusiva di 90 giorni per le sale esiste solo per i film di produzione italiana che aspirino a contributi pubblici. Anche in questo caso l’analisi delle fasce di popolazione è sorprendente: a optare per il film in sala, con o senza “window”, è soprattutto la fascia dai 14 ai 27 anni, mentre scelgono comunque il film a casa gli anziani, le persone con bassa istruzione e bassa disponibilità economica.

Anche il fattore prezzo incide notevolmente. Tra gli sconti più richiesti dalle varie categorie ci sono quelli per bambini e famiglie (l’83% del pubblico potenzialmente interessato) e quelli per studenti (il 67%). E il potenziale recupero di spettatori ai livelli del 2019, secondo l’indagine, è legato al mantenere un costo medio a biglietto di 8 euro, laddove un costo di 12 euro quasi azzererebbe ogni possibilità di crescita del pubblico. Tra gli incentivi non economici per tornare in sala, tra i giovani prevalgono un’offerta di film più interessante, maggiori comfort e tecnologia, prenotazioni via web, orari più flessibili, mentre gli anziani chiedono più sicurezza sanitaria.

Conclusioni? Se la ricerca è attendibile (e occorrerebbero dati più analitici per valutarla in profondità), le potenzialità per un buon recupero di spettatori, anche giovani, per i film in sala non mancano; a condizione di ampliare l’offerta, renderla più varia, flessibile ed economica, profilarla sui giovani e creare sinergie con le piattaforme, garantendo però ai cinema finestre di esclusiva.

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