Come ogni ultimo venerdì di gennaio la Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri fa il punto sulla salute del mercato editoriale italiano (ed europeo) dell’anno precedente, in collaborazione con l’AIE (Associazione Italiana editori). E se già nel 2021 c’era stato da essere ottimisti (se non addirittura fieri), quest’anno si potrebbe definire un trionfo.
I dati generali sull’andamento dell’economia mostrano una piena ripresa (da noi +6,3% del PIL, in pari con il terzo trimestre del 2019), spiega Angelo Tantazzi presidente di Prometeia (che analizza dati Istat) e vicepresidente de Il Mulino, ma quel che è da sottolineare è la ripresa della propensione al consumo e della fiducia dei consumatori. È vero anche che gli interventi pubblici sono venuti in soccorso, ma dal 2020 ad oggi, e per il futuro si prevede una riduzione del sostegno straordinario perché si immagina che la ripresa avvenga davvero: da 34,1 miliardi erogati in questo senso nel 2020 si passa ai 17,1 previsti per il 2023.
Per quanto riguarda il settore culturale però, in particolare, la legge di bilancio del 2022 rende strutturali alcune misure come il bonus per i diciottenni, il Fondo per la cultura (20 milioni) per il biennio a venire e i 30 milioni annui per il sostegno della filiera editoriale e la promozione della lettura. Che non è affatto poco per un settore che – a detta di molti e da sempre – è in sofferenza. E soprattutto è un segnale: va ricordato che, per primi in Europa, noi italiani abbiamo incluso durante il lockdown il libro tra i beni primari.
E se la propensione al risparmio è aumentata durante i mesi di “reclusione”, portando le famiglie ad accumulare un “tesoretto” (facilmente aggredibile dall’inflazione, invero) adesso abbiamo un po’ allentato la presa, anche se non fino alla disponibilità sdel 2019. Del reddito totale di una famiglia, allora il 92% veniva infatti speso, mentre ora è solo l’86%, e, del risparmio, quello finanziario all’epoca era il 2% ora invece il 9%.
Cos’è successo? Adesso è certamente comunque più difficile spendere e c’è una cautela generalizzata, ma soprattutto – aggiunge Tantazzi – sono cresciuti moltissimo i costi di produzione –si pensi al gas – ed è cambiata la condizione del panorama economico: l’economia verde costa e la Cina non ha prezzi più così trascurabili.
Anche la carta costa molto di più, e se sono stati previsti incentivi per gli editori in fatto di quotidiani e riviste, così non è avvenuto per i libri. Quindi l’editoria libraria ha visto dei cali? Tutt’altro.
L’Italia mostra un dato senza precedenti: le vendite dei libri a stampa sono aumentate del 16% rispetto al 2020 (+229 milioni di euro) e del 14% rispetto al 2019 (+212 milioni di euro): ossia sono stati venduti (attraverso i vari canali) libri di carta per 1,701 miliardi di euro e le copie acquistate sono il 18% in più rispetto al 2020 il 16% in più rispetto al 2019. Lo afferma Riccardo Franco Levi, presidente dell’AIE e della Federazione editori europei. Ma non è una verità tutta italiana: l’editoria europea vale 33 miliardi di euro, il 60% del mercato globale, e 6 dei 10 principali gruppi editoriali mondiali sono europei. L’editoria italiana è la sesta al mondo e la quarta in Europa con 3,1 miliardi incassati (a prezzo di copertina).
Anche se sottovoce, gli addetti ai lavori lo dicono: la pandemia, ai libri – non c’è che dire – giova. Non tanto perché siano aumentati i lettori, ma il tempo di lettura. La riduzione della forza lavoro è un dato oggettivo, un fenomeno nuovo che ha visto un riassetto della struttura della giornata e della suddivisione dell’occupazione delle famiglie.
I prezzi di copertina, inoltre, sono calati del 2,4% (14,72 euro è la media) rispetto al 2020 e dell’1,7 % rispetto al 2019, il che può certo aver influito, ma a essere determinante nella tenuta di un mercato all’apparenza così “superfluo” di sicuro è stato il ripensamento che l’intero settore ha fatto su se stesso e sulle sue potenzialità.
Editori, librai e più in generale gruppi editoriali (spesso in collaborazione con realtà indipendenti, anche piccole o piccolissime) hanno compreso come la lettura dovesse diventare di necessità una “esperienza emotiva” e settarsi sulle esigenze del lettore.
Attraverso la multicanalità per esempio: dalle librerie fisiche (che se in Italia a parte qualche settimana a inizio lockdown sono state sempre aperte, per esempio in Germania sono state chiuse in totale più di 5 mesi in circa tre anni fiscali) ai luoghi virtuali, il libro deve poter essere raccontato ovunque. Ecco che quindi – dice James Daunt di Waterstones e Barnes & Noble – riporta come incredibilmente L’Ulisse di Joyce sia tornato in auge nelle loro librerie grazie a Tik tok (nelle nostrane Feltrinelli ci sono dei pancioni interamente dedicati ai libri che in quel social gli utenti commentano di più) e evidenzia (ma non è un caso visto che, pur avendo dei canali di vendita online, le loro sono principalmente librerie fisiche) come la competenza del libraio sia imprescindibile e – magicamente – spendibile anche sulle realtà virtuali.
Un dato italiano che trova conferma anche all’estero è l’allargamento delle vendite dell’intero catalogo: ossia i top 50% costituiscono in Italia solo il 5% del valore delle vendite e il 4% delle copie, anche perché il lettore ha a disposizione molti più titoli rispetto a quelli fisicamente contenibili in una libreria, e in questo modo succede che la vita dei libri si allunghi e che alcuni abbiano addirittura una nuova occasione. Sempre da Waterstone uno dei più venduti tra gli adolescenti è La canzone di Achille di Madeline Miller (un fenomeno secondo Daunt che non si ripeteva dai tempi di Harry Potter), e anche in Italia quel romanzo è nella top ten del 2021 (con: 1. L’inverno dei leoni di Stefania Auci; 2. Cambiare l’acqua ai fiori di Valerie Perrin; 4. Tre di Valerie Perrin; 5. Il sistema di Alessandro Sallusti e Luca Palamara; 6. Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi; 7. Per niente al mondo di Ken Follet; 8. La disciplina di Penelope di Gianrico Carofiglio; 9. Le storie del quartiere di Lyon; 10. Una vita nuova di Fabio Volo) che vede al suo interno titoli di saggistica così come per bambini oltre che l’intramontabile narrativa, anche se, come sempre, a farla da padrona in termini di numeri sono la manualistica e la saggistica.
Tutto questo in un periodo storico in cui le novità pubblicate aumentano: in Italia solo nel 2021 sono 85.551 i titoli usciti (il 22% in più rispetto al 2020 e il 16% in più rispetto al 2019), un dato sempre più impressionante e su cui si potrebbero, e dovrebbero, fare una serie di considerazioni piuttosto serie. Che senso ha?
Ma tornando alla capacità di mimesi del settore editoriale, Micheal Busch di Thalia, lo store online tedesco che però vende ovunque, evidenzia, dall’altra parte, come sia imprescindibile dare al lettore “tutto quello che vuole, quando lo vuole e dove lo vuole”. La sua filosofia segue cioè quella più generale del mercato di oggi. Sono due posizioni quelle di Daunt e di Busch, per certi versi contrapposte, che riflettono le due anime dell’editoria italiana, europea e globale e anche, contestualmente, due modi del nostro sentire, di come guardiamo il mondo, noi, il futuro (e anche il passato).
E allora un ultimo dato evidenziato da Riccardo Levi risulta estremamente interessante: che è il libro di carta a essere cresciuto più degli ebook (che calano) e degli audiolibri (che invece diventano sempre più una nicchia di riguardo) passando da 1.452 milioni di euro del 2011 a 1.811 milioni del 2021 (+14%).
Certo non sono dati sociologici questi, ma qualcosa vorrà pure dire.