CULTURA

Venezia1600. Quanto è vecchia la “Strada Nova”?

A tutti sarà successo arrivando a Venezia, e avendo come meta Piazza San Marco, di percorrere lo stradone che si snoda dalla stazione ferroviaria (ora anche dalla stazione automobilistiche grazie al ponte detto “di Calatrava”). La via in questione, da tutti chiamata “Strada Nova”, collega gli accessi alla città con il Campo dei Santi Apostoli e introduce a un dedalo di vicoli, le “calli”, che infine portano alla celeberrima piazza. Orbene, un curatore di storia veneziana, Corrado Lazzari, nel suo saggio Strada Nova, dintorni... e un mio itinerario (CLEUP 2021) racconta le vicende di questa strada così utile alla viabilità cittadina, cogliendo l'occasione del 150° anniversario dell'inaugurazione.

In seguito all'annessione di Venezia al Regno d'Italia, nel 1866, partirono i progetti per modernizzare il tessuto urbano della città dopo gli interventi in questa stessa direzione messi in opera dal governo austriaco. Infatti gli Austriaci, che già avevano inteso risanare quell'area, ebbero nuovo e determinante stimolo nell'esecuzione dell'opera dall'importante fatto intervenuto, cioè la costruzione del ponte ferroviario che, collegando Venezia alla terraferma, interrompeva per sempre l'insularità della città. In quattro anni e mezzo, dal 1841 al 1846, il ponte era stata completato (il progetto era dell'ingegner Tommaso Meduna, lo stesso della ricostruzione del Teatro La Fenice): si trattava quindi di offrire ai viaggiatori che arrivavano dalla nuova stazione dei treni un percorso largo e comodo per penetrare nel tessuto cittadino. Il primo intervento austriaco era stato l'interramento di un canale, il Rio dell'isola, per aprire la strada chiamata "Lista di Spagna", giacché era adiacente all'ambasciata spagnola. Era il 1818, dopo il ritorno degli Austriaci a Venezia, e lo scopo dell'opera era il risanamento di una zona depressa della città: non dimentichiamo, infatti, che allora quei luoghi erano periferia, essendo il centro economico e commerciale a San Marco. Nella stessa zona inoltre, nel 1789, era scoppiato un furioso incendio di vaste proporzioni che possiamo rivedere nel quadro di Francesco Guardi conservato alle Gallerie dell'Accademia e catalogato come “Incendio di San Marcuola” dal nome della parrocchia: all'epoca gli atterriti Veneziani guardarono bruciare più di 60 case da una delle rive “al di qua del canale” (come si dice in città), mentre ardevano i depositi di olio lì conservati. Gli incendi non erano certo rari in città: nel 1725, per esempio, uno molto grande si era sviluppato lì vicino, al Ponte dell'Aseo.

Passarono gli anni e nel 1844 si affacciò dunque la necessità di ampliare la viabilità oltre la ferrovia e lo storico Ponte delle Guglie, eretto in pietra già nel 1580. Fu interrato un secondo canale, il Rio di San Leonardo, attraversato da due ponti e perciò detto Rio dei Due Ponti. A questo punto si era giunti a metà dell'opera, ma il resto venne solo dopo l’unificazione di Venezia al Regno d'Italia nel 1866. Si trattava di completare quanto intrapreso già nel 1818, e poi nella quarta decade dell'Ottocento, e non stupiamoci che siano trascorsi altri 5-6 anni (dal 1866 al 1871) per raggiungere lo scopo: si era passati dal dispotismo illuminato degli Austriaci alla semidemocrazia liberale conservatrice dei Savoia. Alla fine la “Strada Nova” fu inaugurata incompleta per il decennale del Regno d'Italia nel 1871 e intitolata al sovrano regnante Vittorio Emanuele. Curioso il destino delle intitolazioni, in ogni caso: nel 1943 alla strada venne dato il nome del martire fascista Ettore Muti e finita la guerra assunse il nome di Via XXVIII Aprile, data della liberazione della città, ma per tutti è rimasta “Strada Nova”. Molti anni dopo, all'epoca dell'inaugurazione del ponte sul Canal Grande che collega il terminal automobilistico di Piazzale Roma alla stazione di Venezia Santa Lucia, successe qualcosa di analogo: il ponte da tutti chiamato “di Calatrava” dal nome del progettista spagnolo Santiago Calatrava fu intitolato dall'allora sindaco “Ponte della Costituzione”, ma Calatrava era e Calatrava è rimasto!

Comunque a quel punto la Strada Nova era fatta: un ampio stradone sorto dalla demolizione di una quantità di edifici non interessanti. La stessa cosa capiterà 60 anni dopo a Roma con la demolizione della storica “Spina di Borgo” per aprire Via della Conciliazione, pendant cattolico della fascista Via dei Fori Imperiali. Quanto alla “Strada Nova": doveva diventare un'importante via commerciale, ricca di negozi e attività di ogni genere, e così fu per un secolo circa, fino a quando lo spopolamento della città, in special modo dopo l'alluvione del ’66, e l'arrivo del turismo di massa non la ridusse a principale arteria dello tsunami turistico, via crucis dei pochi residenti, paradiso dei gadget "cino-veneziani", vetrina di pubblici esercizi gestiti dai ristoratori di svariate nazionalità che offrono ai passanti l'autentica “cucina venexiana”…

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