Al centro della giornata mondiale dell’acqua 2021, oggi 22 marzo, le Nazioni Unite hanno posto questa domanda: cosa significa l’acqua per le persone, per le comunità, che valore rappresenta, nel contesto culturale, sociale, ambientale, spirituale? Nel lanciare il tema settimane fa attraverso il sito e diversi canali social, l'organizzazione internazionale ha avviato la raccolta di risposte e proposte poi organizzate in un kit tradotto in diverse lingue per parlare di acqua, di risorse idriche, di gestione, protezione, uso sostenibile dell’acqua. Una serie di storie e input che vengono da tutto il mondo, una sorta di crowdsourcing collettivo di definizioni, valori, racconti per mettere l’acqua al suo posto, al centro della vita delle persone.
A coordinare la galassia delle diverse organizzazioni dentro e fuori le Nazioni Unite che si occupano di acqua a vario titolo c’è il programma UN Water che ha giocato un ruolo molto preciso nella formulazione dell’obiettivo dello sviluppo sostenibile numero 6, l'SDG6, e poi nel monitoraggio della sua implementazione. Sul sito si trovano dati e infografiche del sistema UN Water, con una spiegazione meticolosa dei diversi indicatori scelti e monitorati e del sistema di raccolta e analisi dei dati.
Due miliardi e più di persone senz'acqua
Dati che dovrebbero comunque farci saltare sulla sedia. Secondo gli ultimi dati disponibili, che fanno riferimento al 2017, sono 2,2 i miliardi di persone che non hanno un accesso sicuro all’acqua potabile e ai servizi igienici. L’SDG6, ambisce a colmare questo gap per tutta la popolazione mondiale entro il 2030. In meno di 10 anni da adesso. La disuguaglianza tra paesi è però enorme, come vediamo nella mappa qui sotto.
In base a tre criteri (disponibilità di acqua nei pressi dell’abitazione o del luogo dove è richiesta, al momento in cui serve e priva di contaminazione) vengono indicate le percentuali di popolazione in ciascun paese per le quali questo accesso è garantito. Ma il dato più preoccupante è proprio quello che non c’è: per troppi paesi non sappiamo infatti quale sia la reale situazione. Secondo il rapporto di sintesi del programma UN Water, per soddisfare il target dell’SDG6 dovremo quadruplicare il tasso di progresso in questo settore.
Fonte WHO and UNICEF, dati 2017
Nello stesso rapporto leggiamo che il 55% della popolazione mondiale (più della metà!) non ha accesso a servizi igienici appropriati. Il 40% degli esseri umani (quattro persone su dieci) non hanno modo di lavarsi le mani con acqua e sapone a casa propria. Uniamo questo dato alle misure di contenimento della pandemia di Covid-19, solo per fare un esempio, e capiamo il significato ben diverso che la parola prevenzione può avere nei vari contesti.
Qualche indicazione per approfondire
E allora, in questa giornata mondiale dell’acqua 2021, ecco alcune risorse per approfondire e capire che ruolo gioca l’acqua dolce nella nostra vita, non solo come elemento essenziale dal punto di vista biologico, ma anche come risorsa preziosa e non infinita, anzi sovrasfruttata, la cui gestione spesso sconsiderata genera disuguaglianze, squilibri, povertà e vere e proprie guerre.
Con una avvertenza: non pensiamo che questo problema sia lontano, che riguardi altri popoli, altre comunità, altri territori. L’accesso continuo all’acqua sicura in quantità sufficiente a garantire le nostre attività quotidiane è ormai problematico anche in ampie zone del nostro paese. La combinazione tra pessima gestione delle reti idriche, crisi climatica, riduzione delle precipitazioni distribuite a fronte di una intensificazione degli eventi estremi che portano a inondazioni disastrose ma non aiutano a rimpinguare le riserve, sfruttamento poco sostenibile dei corsi d’acqua e inquinamento di falde porta a una forte indisponibilità di acqua in intere zone d’Italia, a volte addirittura per giorni interi, con evidenti impatti negativi non solo sulle attività economiche ma anche e soprattutto sulla vita quotidiana delle persone.
“ World Water Day is meant to be a call to action. Responsibility lies with all of us Audrey Azoulay, Director-General Unesco
Partiamo dal Report Unesco, che ogni anno proprio in questa giornata rilascia una serie di dati e di approfondimenti dedicati all’acqua predisposti e organizzati dal World Water Assessment Programme. Quest’anno il rapporto si focalizza sulla mancanza di riconoscimento del valore dell’acqua e sul fatto che questa incapacità di assegnazione di valore sia alla base dello spreco e della pessima gestione dell’acqua nel mondo. Il tema è di immensa attualità: come si attribuisce un valore a una risorsa essenziale alla vita come l’acqua? Per estensione, lo sappiamo bene, questa sfida riguarda tutte le risorse naturali essenziali: preziose, imprescindibili ma difficili da valutare e stimare e pertanto, sovente, date per scontate.
Il Water Grabbing Observatory mette in evidenza le situazioni in cui le risorse idriche sono oggetto di sfruttamento ingiusto, di vero e proprio accaparramento da parte di soggetti e attori potenti, pubblici o privati, a scapito di intere comunità. Il WGO punta il dito sulla privatizzazione dell’acqua, sulla sua sottrazione al pubblico e la sua vendita, spesso dietro accordi commerciali poco chiari, illeciti o, anche quando leciti, poco rispettosi dei diritti fondamentali, universali e inderogabili, come appunto l’accesso all’acqua, all’ambiente e ai beni comuni. “Il water grabbing - leggiamo nella presentazione dell’Osservatorio, - rappresenta, quindi, uno dei processi più diffusi di violazione dei diritti umani e sociali, di appropriazione e depauperamento delle risorse idriche e naturali.” E su questi comportamenti il WGO organizza ricerca, fa informazione e advocacy in diverse sedi e con diversi attori. Presidente del WGO è Marirosa Iannelli, che assieme a Emanuele Bompan, giornalista ambientale e direttore della rivista Materia Rinnovabile, anch’egli fondatore del WGO, ha scritto il libro Water grabbing, le guerre nascoste per l’acqua nel XXI secolo, pubblicato per EMI Editrice Missionaria Italiana nel 2018, che torna ora in libreria con una nuova edizione. Gli stessi autori, assieme a Federica Fragapane e a Riccardo Pravettoni, hanno poi pubblicato nel 2019 l’Atlante geopolitica dell’acqua arricchito da una serie di infografiche e mappe che riassumono un’enorme mole di dati, in modo da rendere fruibili tematiche molto complesse e consentire ai lettori di entrarci da diversi punti di vista. Non solo, dunque, analisi scientifiche ma anche e soprattutto socio-geopolitiche. Perché l’acqua è al centro di numerosi conflitti già in atto o che potrebbero scatenarsi nei prossimi anni e perché dietro la gestione dell’acqua si svolge anche un serrato confronto tra una visione del mondo basata sulla privatizzazione e lo sfruttamento delle risorse ambientali e una che quelle stesse risorse le considera beni essenziali che dovrebbero essere accessibili universalmente per tutti gli esseri viventi del pianeta.
L'acqua non dovrebbe essere una commodity
Attivo dal 2006 è il Forum italiano dei Movimenti per l'Acqua che riunisce una grande galassia di comitati, organizzazioni, associazioni civiche e anche sindacati che lavorano incessantemente per difendere il concetto di acqua come bene comune che dovrebbe dunque essere gestito in modo pubblico e non privatizzato. Il Forum si è costituito prima del referendum del 2011 che ha sancito la scelta dei cittadini italiani in favore della ripubblicizzazione dell’acqua e ha poi seguito il lungo e articolato iter di proposta di legge, ben riassunto in questa pagina del sito. Purtroppo, a ormai quasi dieci anni dal referendum, la privatizzazione dell’acqua sembra non essere affatto intaccata e anzi, semmai, ulteriormente rafforzata. Un recente articolo della rivista Altreconomia, dal titolo ‘Acqua in borsa: No grazie’ dà infatti conto della petizione lanciata dal Forum contro la quotazione dell’acqua alla borsa di Wall Street, avviata a fine dicembre - Wall Street Begins Trading Water Futures as a Commodity.
Forse una spinta verso la difesa della ripubblicizzazione dell’acqua potrebbe arrivare anche dalla revisione e approvazione, in sede europea, della Direttiva 2184/2020 sulla qualità dell’acqua potabile (la Drinking Water Directive) che dovrebbe entrare in vigore nei paesi dell’Unione e garantire accesso gratuito ad acqua di rubinetto di alta qualità in tutti gli edifici pubblici. Un risultato che la campagna europea Right2Water considera anche un suo successo, avendo portato quasi 2 milioni di firme di cittadini europei a sostegno dell’acqua pubblica. Molto attivo sul fronte del contrasto alla privatizzazione dell’acqua è anche il progetto Water Justice, del Transnational Institute e del Corporate European Observatory.
I prossimi anni saranno dunque cruciali per capire se si faranno progressi concreti, se gli obiettivi saranno effettivamente raggiunti, se il diritto di accesso sarà garantito. Se l'acqua tornerà a essere considerata ovunque e trattata come un bene pubblico essenziale e da proteggere e non meramente una merce.
Per ora, vi lasciamo con questo breve monologo di Marco Paolini, ospite dei Monologhi delle stanze dell’acqua di Unesco cinque anni fa, nel 2016.