Che opinione hanno, in media, i cittadini europei e non riguardo al ruolo e agli interessi dei ricercatori? Qual è, in altre parole, la fiducia che ripongono in chi ha fatto della ricerca il cardine della propria carriera? Per rispondere a questa domanda sono stati condotti recentemente alcuni sondaggi, che hanno evidenziato come, rispetto ad altre figure professionali come per esempio gli insegnanti, le forze dell'ordine, i giornalisti e i politici, sono i medici e gli scienziati gli esperti dei quali il pubblico si fida maggiormente.
Questo però non significa che non ci sia alcuna diffidenza, da parte del pubblico, nel lavoro dei ricercatori in diversi campi. Possibile che il motivo per cui talvolta gli esperti non godono del rispetto che si aspettano sia legato al modo in cui espongono e divulgano le informazioni tratte dalla loro esperienza?
Di recente, Nature ha pubblicato la riflessione di Gail Cardew, vicepresidentessa di EuroScience, che esprime un certo rammarico per il crescente atteggiamento di diffidenza e sospetto che l'opinione pubblica manifesta nei confronti degli scienziati e in generale dei professionisti in diversi ambiti. La dottoressa Cardew riporta e commenta i risultati di alcuni dei sondaggi che sono stati condotti sull'argomento, che hanno mostrato come effettivamente sia presente una certa dose di scetticismo nelle raccomandazioni e nelle prescrizioni che gli esperti diffondono pubblicamente in seguito ai risultati dei loro studi.
Secondo un sondaggio condotto in 23 paesi del mondo da parte della società di ricerche di mercato Ipsos MORI, in media gli scienziati e i medici sono i professionisti considerati più affidabili, e sono seguiti, al terzo posto, dagli insegnanti. All'ultimo posto si trovano i politici. Per valutare la fiducia, per condurre il sondaggio tale concetto è stato tradotto in: “fare gli interessi del pubblico”. Il 60% della popolazione mondiale si fida degli scienziati, mentre l'attendibilità riconosciuta ai giudici, agli avvocati, ai media e ai politici è notevolmente più bassa.
È interessante notare come la diffidenza che i cittadini hanno nei confronti degli esperti non si basa sulla loro competenza, ma sulle loro intenzioni. La loro preparazione e le loro abilità non vengono messe in discussione, ma lo stesso non si può dire per ciò che riguarda il loro interesse. Di conseguenza, ciò che viene messo in discussione è la loro professionalità.
Visto che non è l'autorevolezza ciò di cui l'opinione pubblica dubita, dobbiamo allora chiederci da cosa nasca quella sfiducia nei confronti di chi ha studiato approfonditamente un argomento per tutta la vita. Cosa ci rende diffidenti verso il parere degli esperti? Quella che sembra venuta a mancare è la sicurezza che i professionisti facciano “i nostri interessi”. La domanda che ci poniamo, quando dobbiamo decidere se fidarci o no delle parole che sentiamo pronunciare da parte di questi ultimi è: “stanno facendo gli interessi dei cittadini? Ciò che hanno a cuore è la stessa cosa che ho a cuore io?”
A quanto pare, molti credono di no. Il sospetto che l'interesse primario non sia il benessere del pubblico è rivolto maggiormente ad alcune figure professionali rispetto ad altre, e il motivo di questa diffidenza non è dovuto alla mancanza di preparazione.
Tornando poi a focalizzare l'attenzione sui ricercatori scientifici, come riporta il sondaggio svolto da Wellcome, la perdita di fiducia da parte del pubblico, per quanto riguarda il lavoro di questi ultimi, è una delle conseguenze del modo in cui è organizzata la ricerca scientifica oggi. Ben il 61% degli studiosi impegnati in attività di ricerca sente infatti il peso di una concorrenza spesso spietata. Lavorare in un ambiente in cui la scortesia e l'aggressività sono pervasive, non aiuta di certo a porsi nel modo più giusto verso il pubblico.
Stando all'opinione di Gail Cardew, infatti, una grossa parte di responsabilità ce l'hanno proprio gli scienziati, a partire dal modo in cui si relazionano con il pubblico. Rispondere alle domande in modo sgarbato e con fare altezzoso mina la fiducia degli ascoltatori. Per gli scienziati è fondamentale parlare ai festival scientifici e cercare di comunicare non solo la bontà del loro lavoro ma anche il proprio amore per la disciplina che studiano. Inoltre, se l'affidabilità che riconosciamo agli scienziati è proporzionale alla fiducia che i loro interessi siano gli stessi che abbiamo noi, gli esperti farebbero meglio a dimostrare coerenza tra il loro lavoro e il benessere che si impegnano a produrre.
Tutto ciò, secondo Gail Cardew, non è possibile senza un dialogo rispettoso ed educato, il quale spesso manca nel mondo della ricerca.
Sta proprio in mano agli scienziati, dunque, impegnarsi per produrre un cambio di mentalità nel modo in cui la ricerca viene gestita, cercando di assumere un atteggiamento “gentile e umano”, lo stesso che dev'essere mantenuto anche nel modo di rapportarsi con il pubblico.