CULTURA
Se fare l’amore è climate-friendly: gli inaspettati legami tra sesso e clima
Foto: Markus Spiske/Unsplash
Tra siccità e alluvioni, tra giornate a 50° e nevicate di maggio, la nostra vita andrà avanti lo stesso. Ai cambiamenti climatici – non più nebulosa possibilità futura, ma fenomeno già in atto – dovremo cercare di porre un argine, certo; ma soprattutto, dovremo imparare ad adattarci ad essi.
Ogni ambito delle nostre vite sarà coinvolto, dalla dimensione politica e collettiva, fino a quella privata e personale. Mitigazione e adattamento saranno dunque, sempre più, parole chiave nei prossimi anni. Politica, mondo economico, semplici cittadini, tutti dovremo implementare misure per far fronte al grande cambiamento di stili di vita che la crisi climatica renderà necessario.
I cambiamenti climatici hanno un’influenza diretta sulla biodiversità del pianeta. Grazie alle evidenze raccolte da numerosissimi studi scientifici sappiamo, ad esempio, che l’innalzamento delle temperature medie globali e l’alterazione dei cicli stagionali stanno già modificando la fenologia di molte piante, rendendo impossibile un gran numero di simbiosi mutualistiche (pensiamo alle relazioni tra fioritura delle piante e insetti impollinatori). Un’altra vittima diretta dell’innalzamento delle temperature è la biologia riproduttiva di molti animali, soprattutto di quelli i cui periodi riproduttivi seguono cicli stagionali, e quelli in cui è proprio la temperatura dell’ambiente circostante a determinare se i nascituri saranno maschi o femmine, come nel caso di diverse specie di tartarughe.
Al pari di tante altre specie viventi, anche l’essere umano si troverà a fare i conti con cambiamenti di natura strettamente biologica. Anche per noi, infatti, seppur in maniera diversa da quanto avviene per tartarughe e testuggini, i cambiamenti climatici avranno impatti diretti sulla biologia riproduttiva – o meglio, sulla nostra vita sessuale.
“ Sapere cosa potrà succedere per effetto del surriscaldamento globale, come prepararsi o come reagire, conviene. Per meglio adattarsi, per limitare i danni. O per contribuire a porvi rimedio. O magari per trovare il modo di approfittarne e divertirsi Stefano Caserini, Sex and the Climate, p. 12
Di questo aspetto, la maggior parte degli studi che indagano le conseguenze della crisi climatica non dà conto. È un tema del quale non v’è traccia nel discorso pubblico: forse per tabù, o perché considerato un ambito troppo personale per farne l’oggetto di una ricerca scientifica. Provare ad esplorare in che modo modificheremo le nostre abitudini sessuali in funzione di un cambiamento repentino (da noi stessi innescato) può però essere un utilissimo esercizio di contestualizzazione: può, cioè, aiutare i nostri ‘vetusti’ cervelli di sapiens a capire un po’ meglio cosa mai sia questo invisibile iperoggetto, e in che modo modificherà per sempre il nostro modo di stare al mondo. E anche di fare l’amore.
A un simile compito si è votato Stefano Caserini, ingegnere ambientale e professore di mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano, animatore di Climalteranti, sito d’informazione sui cambiamenti climatici, e autore di diversi saggi di divulgazione scientifica. Il suo ultimo libro, Sex and the Climate: Quello che nessuno vi ha ancora spiegato sui cambiamenti climatici (People, 2022), nasce proprio dalla perplessa constatazione del silenzio della letteratura specialistica su questo argomento: «In nessuno dei rapporti dell’IPCC è stata mai scritta una riga sul legame fra i cambiamenti climatici e le relazioni affettive o sessuali degli esseri umani», scrive Caserini nelle prime pagine. Ma perché questo silenzio, e come correre ai ripari? Lo abbiamo chiesto all’autore.
«Sulle prime avevo immaginato un libro molto giocoso: avevo addirittura iniziato ad inventare la letteratura scientifica da citare, per creare una commistione tra comicità e scienza, tra finzione e realtà. Quando, dopo un po’ di tempo, ho ripreso in mano il progetto, ho notato, facendo ricerche bibliografiche, che la letteratura sul tema esiste e come, e che sono stati indagati gli ambiti più strani. Addirittura, non riuscivo più a distinguere gli articoli realmente pubblicati da quelli inventati da me tempo prima!
Studiare questi argomenti mi ha permesso, prima di tutto, di scoprire un altro volto della ricerca scientifica, molto diverso dalla sua rappresentazione canonica». C’è l’IgNobel, per esempio, il premio parallelo di cui vengono insigniti gli autori delle ricerche più strane, consegnato ogni anno, nel corso di una cerimonia all’università di Harvard, dai membri dell’associazione Annuals of Improbable Research. Esistono ricerche di ogni tipo: dalla valutazione delle prestazioni dei preservativi in relazione alla temperatura atmosferica al legame tra l’uso del kilt e i livelli di fertilità maschile; e questo indica che «la scienza non è necessariamente seria e noiosa, ma può anche raccontare la realtà in maniera scherzosa e disincantata», senza prendersi troppo sul serio.
Andrebbe preso sul serio, invece, il peso che il cambiamento del clima avrà sulla quotidianità di ognuno di noi. «Anche nell’ambito della nostra vita sessuale, dovremo cercare al tempo stesso di mitigare e di adattarci alle nuove condizioni», spiega Caserini. «Il condizionatore o il deumidificatore, ad esempio, potrebbero rendere molto più piacevole un’afosa notte d’amore: in fondo, è anche questa una forma di adattamento a un clima cambiato. Ma questo non basterà: molti dati dimostrano come, con il caldo, le occasioni di amore si riducano». Un esempio? Nove mesi dopo un caldo eccezionale vissuto dagli abitanti di Barcellona, il numero di nuovi nati era drasticamente inferiore alla media stagionale. «Per di più, sembra vi sia un legame tra l’aumento della quantità di CO2 in atmosfera e la riduzione delle capacità intellettive. Insomma, sembra che le condizioni di vita rese più difficili dal surriscaldamento globale favoriscano il livore, la rabbia e l’aggressività, tutti elementi che non favoriscono certo le relazioni amorose».
Ma la scienza non è l’unico interlocutore di questo libro, serio e leggero insieme, e certamente unico nel suo genere: molti sono, infatti, i riferimenti alla letteratura, alla musica (da Monteverdi a De André) e all’arte in generale. Anch’essa, d’altra parte, ha sempre esplorato l’umano fin nei suoi angoli più reconditi; e, in effetti, il legame tra amore e clima emerge qua e là, come un fiume carsico, e, secondo Caserini, vale la pena di seguirne il percorso.
È anche grazie all’arte – nelle sue svariate manifestazioni – che molti umani stanno cercando di reagire all’istintivo senso di impotenza che l’immensità della crisi climatica genera. Caserini, infatti, non si limita a descrivere il problema, ma sottolinea come l’amore – questo atto atavico di ogni specie, e che nell’uomo assume un’incredibile valenza culturale – porti in sé anche una valenza politica, a volte addirittura una carica rivoluzionaria.
Make love, not CO2#SanValentino2022
— Fridays For Future Italia (@fffitalia) February 14, 2022
Perché, a ben guardare, il sesso è uno dei motori del mondo: «Acquisire status, prestigio, ricchezza è ciò che guida miliardi di esseri umani. È la solita vecchia storia, in fondo non ci comportiamo in modo molto diverso dalle lucciole, dai cervi o dai nostri cugini scimpanzé. Alla fine, si sta sempre parlando di sesso. Il consumismo, l’iperconsumo sono anche segnalazioni sessuali […]. Se compriamo cose di cui non abbiamo bisogno, per fare colpo su persone che in gran parte non conosciamo, è perché vogliamo manifestare il nostro status» (pp. 145-146). Allora, provare a ragionare sulla possibilità di modificare il modo di competere sul piano sociale e sessuale può essere davvero un atto rivoluzionario: «Immaginare di rendersi desiderabili riducendo il nostro consumo di risorse, ad esempio, potrebbe essere una strada da esplorare. E con questo non intendo promuovere una retorica della sobrietà e della rinuncia, che potrebbe intimorire».
Vivere all’epoca dei cambiamenti climatici non deve essere sinonimo di limitazione. Felicità e consumo non sono, però, indissolubilmente legati: sciogliere questo binomio, rivelatosi nel tempo così dannoso, può rivelarsi un’arma molto potente. Mettiamo in discussione, dunque, il fatto che la nostra realizzazione personale dipenda dalla quantità di cose che riusciamo ad accumulare, dall’energia che consumiamo, dal nostro status sociale; e proviamo a immaginare, invece, una società in cui si lasci più spazio al gioco, all’amore, all’arte.
«Convincere le persone a impegnarsi a ridurre le emissioni dei gas climalteranti, anche dedicando più tempo a coltivare la propria gioia di vivere e di amarsi, richiederà tempo. Non è difficile da credere. Ma non abbiamo tanto tempo, la crisi climatica sta già presentando il conto. Forse il problema oggi non sta nel convincere sempre più persone dell’importanza dell’ambiente, del clima e della sostenibilità, ma nell’osare di più, collettivamente. […] Passare all’azione, vincere la passività. […] Non sarà facile, ma non è certo impossibile. Se pensiamo di quali grandi imprese sono stati capaci gli esseri umani nel passato, i giochi non sono già chiusi, ci sono alternative» (p. 163).