CULTURA

Natale in casa Cupiello. Il celebre dramma di De Filippo riadattato per la televisione

Uno dei classici più famosi della commedia napoletana è andato in onda il 22 dicembre su Rai 1, in un remake ambientato negli anni Cinquanta. Natale in casa Cupiello, la tragicomica opera teatrale scritta da Eduardo de Filippo nel 1931 è stata trasformata in un film per la televisione diretto da Edoardo De Angelis e interpretato da Sergio Castellitto, Marina Confalone, Adriano Pantaleo, Pina Turco, Antonio Milo e Tony Laudadio.

Castellitto interpreta una versione di Luca Cupiello meno macchiettistica rispetto a quella che forse il pubblico si aspettava; appare particolarmente malinconico e fosco, quasi tormentato. Nonostante questo, il Lucarie' di Castellitto resta animato dal sentimento che contraddistingue il suo personaggio: un testardo attaccamento a quella visione idealizzata di famiglia che si riunisce durante le feste, che rispetta le tradizioni e che si riconosce, almeno in parte, in quella rappresentata nel presepe.

Il presepe resta un vero e proprio protagonista in questo dramma. È il prezioso oggetto verso il quale sono rivolte tutte le attenzioni e le speranze di Lucarie', che allo stesso tempo si lamenta di essere tenuto all'oscuro di ciò che succede nella sua famiglia, mentre dall'altro è proprio lui a estraniarsi e a non volerne vedere i problemi, concentrato nella costruzione e poi nella contemplazione di quell'ideale di famiglia unita e affettuosa, nonostante la miseria e le difficoltà della vita. Vorrebbe che gli altri apprezzassero il frutto del suo lavoro in cartone e terracotta, condividendo e confermando implicitamente questo suo sogno. Eppure, i suoi familiari non gli danno alcuna soddisfazione. Primo tra tutti suo figlio Tommasino, con il quale Lucarie' intrattiene spesso lo scambio di battute ricorrente del dramma. “Te piace 'o presepe”? “No! Nun me piace!”.

Per quanto gli aspetti più caricaturali e umoristici del dramma siano stati talvolta smorzati, dando ad alcuni momenti tragicomici un tono più tragico che comico, il film di De Angelis rappresenta con fedeltà il soggetto centrale dell'opera originale: l'infelicità di una famiglia ormai esasperata, i cui membri sono assolutamente incapaci di comunicare gli uni con gli altri. Non si comprendono, o non vogliono comprendersi. Ognuno di loro resta fermo sulle sue convinzioni, stanco e disinteressato nei confronti degli altri.

Questa impossibilità di dialogare crea un susseguirsi di incomprensioni, dispetti e scatti di rabbia improvvisi. Il nucleo familiare è attraversato da profonde fratture, e i Cupiello vivono il periodo natalizio con sentimenti ben diversi da quelli che si aspetta Lucarie'. Sua figlia Ninuccia è bloccata in un matrimonio dal quale vuole fuggire, Tommasino e lo zio Pasqualino si accusano a vicenda di slealtà e malafede, senza accorgersi di essere più simili di quello che credono, mentre sua moglie, Concetta, è colei che porta davvero sulle spalle il peso della famiglia, che finisce inevitabilmente per schiacciarla.
È proprio lei quella che Lucarie' chiama la nemica della sua vita, ma che in realtà ha come unica preoccupazione quella di proteggerlo da una realtà che potrebbe causargli uno shock fatale. Colui che è convinto di essere il capofamiglia, infatti, in realtà è il membro più debole e protetto, riempito di menzogne fino alla fine, quando nemmeno una zuppa di fagioli fumante potrebbe più salvarlo.

Questo Natale si è presentato come comanda Iddio. Co' tutti i sentimenti si è presentato Luca Cupiello in “Natale in casa Cupiello”

Nonostante la fedeltà al copione e l'attenzione ai dettagli di De Angelis, la trasposizione cinematografica di Natale in casa Cupiello sembra aver diviso il pubblico italiano, e basta scorrere Twitter per rendersene conto. Forse a non convincere tutti è stata l'atmosfera fin troppo cupa dell'inizio del film (che corrisponde al primo atto della versione teatrale), che non fa arrivare completamente delle battute che dovrebbero far ridere, o il fatto che gli attori, per quanto talentuosi, non fossero tutti napoletani. Oppure, semplicemente, lo scontento degli spettatori è legato all'aura di sacralità che circonda De Filippo e le sue opere. D'altronde è Castellitto stesso che, nell'anteprima del film, si dichiara ben consapevole di non poter raggiungere il livello del grande drammaturgo napoletano, e probabilmente sarebbe anche scorretto chiederglielo. Infine, senza nulla togliere al brano E duorme stella di Enzo Avitabile, nell'ultima drammatica scena, gli spettatori più puristi potrebbero sentire un po' la mancanza del suono lamentoso delle zampogne ad accompagnare il pubblico fuori dalla scena, sulle note di Tu scendi dalle stelle.

D'altro canto, senza mettere in discussione la grandezza di De Filippo, dovremmo anche chiederci se l'irraggiungibilità di un autore, per quanto meritata, non implichi l'impossibilità per chiunque altro di riportare in scena i suoi classici immortali, che in tal caso sembrerebbero essere condannati a restare imprigionati nella loro stessa inviolabilità.

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