SCIENZA E RICERCA
Le teorie di Eysenck alla berlina: una diatriba tra scienza, società ed etica
Una carriera folgorante, studi pionieristici. Circa 80 libri pubblicati, centinaia di articoli. Alla sua morte, nel 1997, il terzo psicologo più citato al mondo – preceduto solo da Freud e Piaget. Eppure, vi sono sempre più dubbi sulla validità delle teorie psicologiche di Hans Eysenck, il cui lavoro si è concentrato sullo studio della personalità e sulle influenze su essa esercitate dalla biologia e dalla genetica. Le sue teorie, infatti, tratteggiano controversi legami fra le determinanti genetiche e la personalità, azzardando anche l’ipotesi che, in alcuni casi, la propensione alla criminalità dipenda da fattori biologici; un’altra teoria controversa è quella – sviluppata insieme al fisico e scienziato sociale Ronald Grossarth-Maticek – che pretende di individuare una relazione tra la personalità individuale e la propensione a sviluppare patologie cardiache o, addirittura, il cancro.
Un approfondimento pubblicato da Science ricostruisce il dibattito, ancora in corso, sulle teorie di Eysenck: sempre più riviste stanno avanzando dubbi, in questi anni, su alcuni articoli dello psicologo, e anche il King’s College di Londra (KCL) ha nominato una commissione con l’incarico di analizzare i lavori del professore emerito, per valutarne l’attendibilità scientifica. Uno dei principali critici di Eysenck è lo psichiatra Anthony Pelosi, che da tempo mette in questione la qualità dei dati sperimentali raccolti dallo psicologo e i risultati da essi tratti. Le perplessità sugli studi di Eysenck si sono fatte via via più profonde, tanto che alcuni dei giornali su cui lo psicologo pubblicava hanno messo in questione o ritirato molti suoi articoli: recentemente, anche lo stesso giornale da lui fondato (Personality and Individual Differences) ha espresso riserve riguardo a tre scritti, rifiutandosi tuttavia di ritirarli.
Addirittura, alcune critiche avanzano accuse di manipolazione dei dati allo scopo di dimostrare l’esistenza di una maggiore incidenza di cancro ai polmoni in individui che presentavano personalità “ad alto rischio” di sviluppare simili patologie – tesi sostenuta proprio da Eysenck e Grossarth-Maticek. In conseguenza di tali accuse, la sopra citata commissione del KCL ha stabilito, nel 2019, che i metodi di ricerca utilizzati da Eysenck sono “incompatibili con la moderna scienza clinica”, e ha riconosciuto come “pericolosi” venticinque articoli; tuttavia, le ricerche sottoposte a critiche sono molte di più.
Nonostante le teorie del famoso psicologo siano sempre più controverse, e siano accolte nel mondo scientifico con crescente scetticismo, esse raccolgono ancora numerosi consensi ed esercitano una notevole influenza, tanto in campo scientifico quanto sulla società, nell’indirizzare lo studio delle relazioni fra salute e psiche. Il problema si situa proprio a questo livello: se è vero, come sembra dimostrato, che molte delle ricerche di Eysenck si siano basate su dati manipolati al fine di ottenere determinati risultati, bisogna innanzitutto comprendere a quale scopo sia avvenuta la manipolazione, e in secondo luogo far luce sui risultati reali di questi dati. Ad esempio, nel libro “Smoking, Personality and Stress” si sostiene che la relazione tra fumo e cancro ai polmoni non sia tanto fisiologica, quanto dipendente da fattori psichici: David Marks, editor del Journal of Health Psychology, in un articolo del 2019 sostiene che, all’origine di tali asserzioni, vi sia una vera e propria connivenza con l’industria del tabacco. Accuse pesanti, che – nonostante Eysenck sia mancato già da tempo – non possono rimanere inascoltate: da casi come questi dipende la validità e l’attendibilità dell’intera impresa scientifica.